Il tonno è uno dei prodotti più consumati, ma dall’analisi delle scatolette che lo contengono, poche si salverebbero. Cosa sta accadendo.
Il tonno è uno degli alimenti più consumati al mondo, sia per la sua bontà, sia per il fatto che è un pasto rapido da mangiare, soprattutto se si ha fretta.
Viviamo in un mondo in cui tutto scorre molto velocemente e gli impegni ci richiedono di essere più rapidi possibile. Per questo motivo, non si ha troppo tempo da dedicare alla cucina e spesso e volentieri consumare una scatoletta di tonno, anche più volte a settimana, può essere la soluzione ideale.
Il tonno è un tipo di pesce che ha anche diverse proprietà benefiche. Quello in scatola, è una risorsa, meno esosa da un punto di vista economica, per fare incetta di omega 3. Tali sostanze sono importanti per prevenire problemi cardiaci seri, e anche per monitorare trigliceridi e pressione del sangue. Inoltre, assumere omega 3 è fondamentale per la memoria e l’umore, su cui ha una certa influenza. Tuttavia, il tonno potrebbe avere dei risvolti da tenere in considerazione, per alcuni aspetti specifici.
Tonno esaminato, i risultati lasciano di stucco: cosa è venuto fuori
Uno studio, occorso recentemente, ha esaminato 3000 campioni di tonno pescati in tre oceani: Pacifico, Atlantico e Indiano.
Sotto la lente di ingrandimento dei ricercatori, i livelli di mercurio contenuti in esso. Ebbene, dallo studio è emerso che i livelli di mercurio contenuti in questo pesce continuano a essere costanti, senza molte variazioni, rispetto agli anni ’70.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Environmental Science & Technology Letters, spiega che proprio il fatto che tali livelli di mercurio nel tonno siano costantemente presenti, potrebbe essere causato da depositi di vecchia data del suddetto metallo pesante nei fondali dei mari.
Tali depositi starebbero man mano spostandosi nelle aree più lontane degli oceani, in strati non molto profondi, in cui occorre il processo naturale di alimentazione dei tonni. Nonostante si stiano adottando politiche ambientali per ridurre le emissioni di mercurio, quelle preesistenti proseguono a restare nell’ambiente e il loro smaltimento è lento. Un’ipotesi è che sia proprio natura del mercurio, l’accumularsi nei fondali.
Tuttavia, tra le cause di questo accumulo, in base allo studio, negli abissi marini, potrebbero esserci le varie attività dell’uomo. Ad esempio, estrazione e combustione combustibili fossili. Quando si rilascia mercurio nell’aria, esso va a finire nei mari e i microrganismi lo trasformano in qualcosa di nocivo. Pesci e molluschi introducono in essi tale sostanza, e per l’uomo, diventa un rischio a livello di salute. Il pericolo, per l’essere umano, è di subire danni all’apparato nervoso, digerente e immunitario.
Nonostante i campioni di tonno esaminato non oltrepassino gli standard prefissati a livello sanitario, ognuno può avere conseguenze differenti sulla salute, a seconda della propria situazione immunitaria e anche la frequenza con cui consuma tale alimento. A rischiare sarebbero di più, donne incinta, neonati e bambini.