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La data di morte si può prevedere 8 anni prima: l’algoritmo realizzato è quasi infallibile

L’intelligenza artificiale può prevedere la data di morte di una persona. L’incredibile esperimento fa molto discutere.
Il ruolo dell’intelligenza artificiale nella nostra società si fa sempre più ingombrante. Il quotidiano di milioni di donne e uomini è sempre più condizionato, in un modo o nell’altro dalla presenta di questa entità, tecnologicamente avanzata, una sorta di mistica rappresentazione dell’avanguardia in quel settore, l’intelligenza artificiale, insomma, la sintesi di tutte le previsioni fantastiche dell’uomo per quel che riguarda i decenni ormai passati. Oggi, tale elemento, rappresenta la realtà.
Intelligenza artificiale – talkmagazine.it

Oggi, il fattore intelligenza artificiale è associato praticamente a ogni ambito, dalla produzione di testi alle simulazioni storiche basate su specifiche nozioni alle ricostruzioni di eventi e soprattutto per quel che riguarda l’ambito tecnico scientifico. Le notizie che arrivano da diversi paesi in questo senso fanno realmente venire i brividi per certi versi, considerati gli stessi ambiti che in questo momento vedono più che mai protagonista la tecnologia in questione.

La data di morte si può prevedere: una ricerca danese stravolge ogni certezza

Quello che è successo di recente in Danimarca ha davvero dell’incredibile. Una situazione inimmaginabile soltanto pochi anni fa che oggi invece rappresenta, di fatto, l’ordinario quotidiano. Uno specifico algoritmo, sviluppato, ideato, da una serie di ricercatori ha ricevuto il compito, per cosi dire, di prevedere le fasi principali della vita e di conseguenza anche della morte. Anche in questo caso una sorta di simulazione, basata su specifici dati.

I risultati della ricerca in questione, di quello che alla fine può essere considerato un vero e proprio esperimento sono poi stati pubblicati successivamente sulla rivista Nature Computational Science. L’algoritmo in questione è stato chiamato Life2vec, concepito utilizzando una sistema operativo di fatto molto simile a quello utilizzato, per esempio, per ChatGPT. Gli scienziati hanno utilizzato per l’occasione i dati di cittadini anonimi, in totale circa 6 milioni di danesi di età compresa tra i 35 e i 65 anni.

Ricerca danese – talkmagazine.it

Analizzando tutte le informazioni possibili in merito agli stessi soggetti, considerata anche le rispettive esperienze, per cosi dire, l’algoritmo ha avuto ragione sulle date di morte delle stesse persone già decedute nel 78% dei casi, un dato assolutamente alto e forse inimmaginabile prima. Gli elementi presi in considerazione sono stati quelli che chiaramente identificano lo stato di salute del soggetto e di conseguenza possono essere utilizzati per simulare un arco di tempo successivo tenendo presenti gli stessi limiti. Risultati eccezionali che oggi ovviamente aprono scenari tutt’altro che immaginati, da esplorare integralmente nel prossimo futuro.

Paolo Marsico

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